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NORCHIA - La necropoli dismessa | |||||
Data: 05/10/2017 | Categoria: Escursionismo, Seniores | ||||
Organizzatori | RAGNI MARCELLO | ||||
GIACCHE' GIORGIO | |||||
RIZZO ROBERTO | |||||
LOVATO LANFRANCO | |||||
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Descrizione: Dal Parcheggio presso Cinelli in Str. San Vivenzio (VT), dopo un breve tratto campestre in pianura, si scende piuttosto ripidamente la parete che ospita (ospitava) la necropoli etrusca, le cui spettacolari tombe a dado scolpite nel biondo tufo sono invase dalla vegetazione e in parte crollate. Giunti a fondo valle, si scende brevemente il corso del torrente Pile, lo si attraversa su un ponticello e si sale allo stretto pianoro di Norchia, i cui fianchi precipitano quasi perpendicolarmente sui torrenti Biedano da una parte e Pile dall’altra. Bella vista sulla necropoli. Si superano i suggestivi ruderi del Castello dei Di Vico e della Chiesa di San Pietro, per uscire da quello che resta della porta medievale. Si scende ora ripidamente (e scomodamente) sulla vecchia via scavata nel tufo, ingombra di qualche masso ed erosa dal tempo. Si arriva a valle, al torrente Biedano, che si quada nei pressi di un antico ponte, di cui resta soltanto qualche pietra del basamento. Dall’altra parte inizia la fantastica “Cava Buia”, parte della etrusca Via Clodia quasi scomparsa, ma che, in questo tratto di quasi 400 m, con una larghezza di 2,5 m e maestosamente intagliata nel tufo con pareti di 10 m di altezza media, sale al vasto Pianoro di “Sferracavallo”. Attraversato il vasto Pianoro, si scende seguendo un torrentello che riporta al Biedano, attraversato il quale in un guado poco agevole, si giunge alla confluenza con il Pile; lo si segue e si devia a sinistra per risalire verso la Necropoli e quindi al parcheggio iniziale. |
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Modalità e mezzi: | Mezzi propri: Perugia - Bar Le Querce - E 45 fino ad Orte - SS 675 per Viterbo - al termine della superstrada si va a destra per 1,8 km - bivio a de-stra per Norchia (loc Cinelli) - dopo 3 km svolta a sinistra (Norchia - str. San Vivenzio) - dopo 3 km parcheggio al termine della strada. (km 152) | ||||
Appuntamento | Alle ore 7,15 da Borgonovo (Centova – lato sud), oppure alle ore 7,30 dal Bar Le Querce (E45) |
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Iscrizione/Prenotazione: Esclusivamente tramite il tasto iscriviti. |
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Approfondimenti: Norchia Ecco una storia antica e che si ripete, a Norchia, come a Monterano, a Castro, .. e in tante altri luoghi. Nel grande altopiano tufaceo i fiumi scavano solchi profondissimi, veri e propri canyon, che, dove confluiscono, lasciano in alto delle rupi a triangolo, a “testa di vipera”, dove già le prime comunità preistoriche costruirono i loro villaggi, ben protetti da alti strapiombi per almeno tre lati. Tra gli antichi abitanti di questi siti, i più noti storicamente furono gli etruschi, perché ci lasciarono imponenti e splendidi monumenti sepolcrali ottenuti scavando o modellando le ripide scarpate tufacee. E ci lasciarono anche suggestivi tracciati di strade, che, per congiungere luoghi spesso impervi e per superare corsi d’acqua molto infossati, tagliavano la roccia tufacea e procedevano a lungo sprofondati tra alte pareti. Con l’arrivo dei Romani, con la loro mania per le strade diritte e per gli imponenti ponti che superavano fiumi e baratri, le antiche tagliate etrusche e i villaggi impervi che collegavano andarono in disuso, anche perché con la “pace romana”, non c’era più bisogno di abbarbicarsi su luoghi così scomodi e soprattutto lontani dai terreni coltivabili e dalle veloci vie del commercio. Ecco quindi il primo storico abbandono di questi luoghi. Ma già nell’alto medioevo le cose cambiano (la stessa Roma si era dotata di mura aureliane ancor prima della caduta dell’impero), e con lo scorrazzare di eserciti e bande “barbare”, la gente torna alle alture e a riabitare antichi siti naturalmente meglio protetti. Le strutture dei villaggi etruschi spesso scompaiono con la costruzione di nuove case, mura e fortezze; anche i vani delle necropoli e delle sepolture sparse vengono spesso riutilizzati per mille usi. Ma in alcuni casi privilegiati, forse perché in siti particolarmente impervi o ben nascosti da una benevola natura, le necropoli conservano gelosamente i loro segreti e i loro tesori. Con il passaggio dall’alto al basso medioevo e al rinascimento le nuove città arroccate si abbelliscono anche di monumenti, chiese e palazzi fatti erigere dai signori e dalle famiglie potenti, che, specialmente nel Lazio, ruotavano attorno allo Stato Pontificio e ai suoi ducati. Ed ecco infine i tempi moderni. Con il formarsi di stati più grandi (e poi con l’unità d’Italia e più ancora dopo la seconda guerra mondiale), abitare in posti così isolati e arroccati diventa scomodo. I nostri villaggi subiscono il secondo grande abbandono. Le case della gente comune sono le prime a perdere il tetto e poi le pareti, mentre i palazzi e le strutture fortificate impiegano più tempo, forse perché meglio costruite e più grandi. A Norchia, della splendida necropoli etrusca, riscoperta con grande fervore archeologico un secolo fa, restano l’incuria, l’abbandono e vari crolli sotto la spinta delle radici del manto verde che invade e comunque resta ancora l’idea della sua grandiosità. Della parte medievale restano poche pareti dell’imponente castello dei Di Vico e l’abside lesionata della chiesa di San Pietro che dominano l’altura tra gli incisi fiumi Pile e Biedano. |
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Allegati:
2017-09-27 NORCHIA.gpx |
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