Approfondimenti: Il colle della Trinità, del gruppo del Monte Malbe, è un polmone verde a poca distanza dalla città di Perugia.
Il nostro percorso prende l'avvio dall'ampio parcheggio della chiesa nuova dell'Olmo (m 303) e sale attraverso un oliveto e campi incolti all'agglomerato di Fontana, con la sua piccola chiesa, dove ci fermeremo per una breve visita. Costeggiando il grande parco della Villa Fontana, saliremo attraveso una lecceta fino a raggiungere il crinale che unisce monte Malbe al Colle della Trinità. quindi per sentieri e stradoncini raggiungeremo il Romitorio (m 532), per una visita esterna e per sentirne brevemente la storia. Si riprende a camminare tornando per un breve tratto sui nostri passi e quindi sempre in un bell'ambiente boschivo (soprattutto leccio e macchia mediterranea) con saliscendi sulla costa più occidentale del monte Malbe, torneremo a camminare su stradette in mezzo a villette e recinsioni. Infine attraversando in discesa una zona ariosa e quasi incolta, con ampia vista sulla piana di Ellera e sui suoi immensi capannoni commerciali, si scende al cimitero di Ellera e quindi al punto di partenza.
Romitorio di Monte Malbe - Da "I luoghi del Silenzio"
Cenni Storici
Immerso nel verde di monte Malbe, l’eremo di San Salvatore di Monte Malbe, (e non eremo del Sasso che si trova altrove), meglio conosciuto come “Romitorio“, conserva intatti il fascino e l’intimità dell’antico luogo. L’eremo venne costruito sul fianco nord del monte, a circa 520 metri s.l.m., in un luogo, al mattino, toccato dal sole prima della valle sottostante, ma alquanto esposto ai gelidi venti di tramontana. Esso fu fondato tra l’XI e il XII secolo. Un prezioso Sacrame (calendario), conservato a Fonte Avellana, ricorda il giorno della sua consacrazione: “VIII KAL(ENDAS) MART/S DEDICATIO ISTIUS ECCLESIAE AD HONOREM SANCTI SALVATORIS ET SANCTAE MARIAE V. ET S(ANC)TI JACOBI ET CHRISTOFORI M. ET SANCTI NICOLAI“. Quindi il documento ci ricorda il giorno di consacrazione della piccola chiesa il 22 febbraio e la sua dedicazione non ci dice però l’anno. Nel 1139 l’eremo “Sancti Salvatoris de Monte Albo cum omnibusque suis pertinentis“è comunque annoverato tra i beni della congregazione del monastero di Santa Croce di Fonte Avellana, nella Diocesi di Gubbio. Frequentato sin dal 1393 dai cosiddetti “fraticelli“, noti anche con l’appellativo di “fraticelli eretici“, per concessione di Perugia, e successivamente dai frati francescani sempre di Perugia, nel 1507 venne aggregato agli olivetani di Monte Morcino. Nel 1559 dietro la sentenza del cardinale Michele Ghiglieri, che toglieva alla congregazione degli olivetani ogni diritto, abolita del tutto poi da Pio V nel 1569, tornò in possesso dei monaci di Fonte Avellana, però fu declassato da priorato a semplice commenda (donazione a vita dell’uso di un beneficio ecclesiastico). Il primo commendatario fu Francesco Baglioni (1570). Alla fine dell’Ottocento il complesso era ancora annoverato tra le spettanze del Seminario vescovile finché, già al principio del XX secolo come beneficio semplice, viene acquistato da un possidente locale. Fu grazie alla sensibilità ed alla passione degli attuali proprietari che il complesso, pietra su pietra, con fedeltà e rigore, intorno alla metà degli anni Settanta, venne riportato all’antico splendore. Il 9 novembre 1977, giorno dedicato al SS. Salvatore, venne celebrata la riconsacrazione della chiesa e l’inaugurazione del Romitorio, che ritornò ad essere, come in passato, punto di riferimento per preghiera e meditazione.
La chiesa
Entrando dall’unico ingresso della struttura, si accede ad una corte nella quale si aprono le stanze del monastero; una quiete quasi innaturale ci riporta indietro nel tempo a quando gli stessi ambienti erano adibiti a refettorio, a salone del capitolo e ad uso conventuale. In fondo al cortile vi è la piccola chiesa a pianta rettangolare, con abside semicircolare e sottostante cripta. Costruita probabilmente già nell’XI secolo, venne completamente ristrutturata tra XIV e XV secolo. L’unica navata fu divisa in due campate da un grande arco di rinforzo e la vecchia copertura a capriate venne sostituita da una volta a botte, nella prima campata, e da una volta a crociera nella seconda. Stando alle descrizioni riportate nelle visite pastorali, essendo questo un piccolo eremo di montagna, nella chiesa non vi furono mai arredi di elevato valore e pregio artistico. Più volte i vescovi, nei loro rescritti, ordinarono rifacimenti e aggiustamenti o, più semplicemente, invitarono i monaci a tenere la porta chiusa visti i palesi segni di “bivacchi di animali“; oppure di mettere i vetri alla finestra “perché entra ogni sorta di volatile“. Nell’unico altare vi era una tavola con la Madre di Cristo e santi, sostituita poi da una tela con il Salvatore in gloria tra i santi Lorenzo, Francesco, Giuseppe ed Agostino e, lungo la navata, presso la porta di ingresso, un affresco con San Sebastiano di fattura locale della seconda metà del XV secolo (bottega di Bartolomeo Caporali), oggi appena leggibile. Questa pittura recava nella cornice un’iscrizione della quale, all’inizio del Novecento, si scorgevano solo le ultime sillabe di una parola terminante in “MANO“. Un’acquasantiera in pietra serena era effigiata con l’arme della comunità di Corciano con ai lati le lettere “D. R.“.
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